Mase e Mic fanno le pulci al nuovo terminal di Royal Caribbean a Fiumicino
Ultimatum di 20 giorni per correggere le “numerose criticità” e le “gravi carenze” del progetto di Rina/Femia
Ventidue richieste di integrazioni e correzioni elencate dalla Commissione di Via (Valutazione di impatto ambientale) del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica e 7 pagine fitte di criticità e relative soluzioni da parte del Ministero della cultura: è questo il bilancio della prima fase della procedura di Via del progetto di Rccl di realizzare un terminal crociere privato a Fiumicino. Un bilancio pesante, dato che la società proponente avrà solo 20 giorni per fornire il numeroso materiale richiesto.
Mentre la Commissione ha pubblicato solo la lista delle integrazioni, il Ministero della Cultura ha depositato anche l’analisi istruttoria che precede l’elenco. Vi si ricorda in premessa come l’introduzione della funzione crocieristica fosse già stata valutata in ottica Via nel 2019, quale variante all’originario progetto di porto da diporto, con “l’indicazione di numerosi elementi di criticità”. Problemi che, lamenta il Ministero, “non risultano essere stati adeguatamente affrontati e risolti nel progetto presentato in valutazione” neppure da Rccl (e da Rina Consulting, autrice del progetto con l’architetto Alfonso Femia).
Uno dei primi temi su cui si sofferma il Ministero è la sovrapposizione del progetto Rccl con la pianificazione pubblica in ambito crocieristico. La Soprintendenza di Roma (espressione del dicastero), infatti, evidenzia come nel piano regolatore portuale di Fiumicino sia stata introdotta la previsione di realizzare nel più ampio ambito del “nuovo porto commerciale” anche “un molo per navi da crociere”. Da cui l’invito a “verificare lo stato della procedura presso l’Autorità portuale” e l’impatto derivante “dalla realizzazione di due moli per le navi di crociera”.
Inoltre “il progetto risulta gravemente carente in termini di connessioni visive e funzionali con il comparto paesaggistico in cui si inserisce”. È il secondo macro filone dei rilievi del Ministero della cultura, che lamenta come il nuovo terminal sia stato pensato scientemente fuori dal paesaggio in cui sarà realizzato: “Tale progetto sembra pertanto rinunciare a una possibile funzione di connessione e ricucitura tra i diversi ambiti urbani, operazioni invece auspicabili (…), non risolve le questioni sopra esposte e risulta ancora poco integrato con il contesto urbano in cui si colloca”.
Segue il dettagliato elenco di documentazione integrativa, declinato in 9 punti, da una più specifica verifica di conformità con gli strumenti di pianificazione alla relazione paesaggistica da riscrivere, dalla fornitura di nuove ulteriori fotosimulazioni (essendo “inefficaci” quelle prodotte) agli approfondimenti progettuali sulle connessioni col paesaggio d’intorno, a una maggiore definizione delle opere compensative.
Anche le richieste della Commissione di Via sono state raggruppate in 9 paragrafi. Anche in questo caso si chiede, ma sotto il profilo dello Studio di impatto ambientale, di rivalutare la sovrapposizione col progetto di nuovo porto commerciale di Fiumicino, mentre il paragrafo più denso è quello dedicato agli “aspetti progettuali” da integrare, che vanno dagli impatti cumulati allo studio trasportistico, dall’invito a riprogrammare via mare le forniture di materiale all’approfondimento delle interferenze dei dragaggi con le infrastrutture esistenti. Altrettanto ricca è la parte di integrazioni sulla “dinamica dei sedimenti” sia per meglio “valutare l’effetto della futura morfologia costiera sulla dinamica delle acque e dei sedimenti”, sia per “definire con maggiore dettaglio la localizzazione e le modalità di immersione dei sedimenti”. Chiesta poi, in tema di biodiversità, la revisione delle opere di rinaturalizzazione e auspicati approfondimenti in tema di “acque superficiali, geologia ed idrogeologi, rumore, vibrazioni, resilienza e vulnerabilità ai cambiamenti climatici”.
Da registrare infine, in tema di rapporti con l’Autorità di sistema portuale, notoriamente scettica, come il Comandante della Capitaneria di Porto Giuseppe Strano abbia in seno al procedimento osservato che “sul piano tecnico-amministrativo, l’eventuale antinomia tra la normativa che sovrintende la realizzazione di un porto turistico e le implicazioni legate al (necessario espandersi) degli istituti di cui alla legge n.84/1994 (…) potrebbe essere agevolmente superata, in ipotesi, dall’inclusione del sito nel perimetro dell’Adsp, a valle dell’aggiornamento del piano operativo triennale vigente”.
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