Tanto ex-works, poca intermodalità e più digitalizzazione: la fotografia dell’import/export dal Nord Italia in container
Il porto di Genova rimane ancora il gateway principale secondo la survey condotta fra 400 aziende manifatturiere
A Milano, durante l’evento “Shipping, Forwarding & Logistics meet Industry”, è stata presentata la sesta edizione della survey realizzata da Contship Italia in collaborazione con Srm con l’obiettivo di portare elementi di analisi di rilievo per accrescere la competitività della logistica italiana. L’indagine ha interessato 400 aziende manifatturiere che esportano e/o importano via mare con i container localizzate in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Le tre regioni rappresentano circa il 41% del Pil e il 51% del commercio estero italiano e un importante fetta del loro commercio avviene via mare (il 28% per la Lombardia, il 33% per il Veneto e il 37% per l’Emilia Romagna).
La survey affronta tre “hot topic” della logistica (digitalizzazione, intermodalità ed ex-works) e approfondisce le scelte logistiche delle imprese in termini di corridoi logistici, gestione della logistica ed alcuni fattori rilevanti che si è ritenuto di evidenziare. È stato realizzato inoltre un case study sul distretto legno e arredo della Brianza. Di seguito alcuni highlight della survey condotta.
La questione Ex Works: l’uso della clausola resta fortissimo. Nel 2023 il 75% delle imprese ha optato per l’Ex Works, dato più elevato rispetto al 55% del 2022 e al 64% medio del periodo 2019-2023.
La cultura radicata dell’Ex Works nelle imprese è confermata dal fatto che il 61% non intende valutare modalità contrattuali alternative nelle vendite all’estero. Il 23% lo farebbe se ci fosse un risparmio chiaro nelle spese di spedizione.
Sviluppo dell’intermodalità: le imprese chiedono più investimenti in infrastrutture. Il 20% del campione utilizza un mix strada-ferro per trasportare la merce nella tratta porto-azienda e viceversa, dato superiore al 13% registrato mediamente nelle precedenti quattro edizioni dello studio. Pur se in crescita, la percentuale di imprese che utilizza l’intermodale non è ancora sufficiente a soddisfare adeguati obiettivi di resilienza e sostenibilità.
Tra i fattori che spingerebbero le imprese verso un maggiore uso dell’intermodale ci sono “costi competitivi rispetto alla strada” (valido per il 31%) e “la certezza nei tempi di consegna” (28%).
L’intermodalità è per le imprese un fattore competitivo. Il 55% sostiene che ulteriori investimenti in intermodalità potrebbero aumentare in modo significativo la competitività dell’industria italiana (con picchi del 70% in Lombardia e dell’87% in Emilia Romagna).
Gestione logistica: le imprese preferiscono dare in outsourcing la logistica. Il numero di imprese che preferisce far gestire la logistica in outsourcing nelle operazioni di export è aumentato, passando dal 77% al 95%. Discorsi simili valgono nelle operazioni di import, con il 94% delle imprese che dà in outsourcing la logistica (dal 82% del 2022);
Le imprese optano per lo spedizioniere nella logistica conto terzi. il 61% delle imprese utilizza prevalentemente gli spedizionieri (58% nella survey 2022), il 15% le compagnie marittime (20% nel 2022), il 12% autotrasportatori di fiducia (10% nel 2022), il 10% si rivolge ad aziende di trasporto multimodale (8% nel 2022).
Corridoi logistici in export ed import (nota: per i porti e i mercati alle imprese è stata data la possibilità di esprimere due preferenze per cui la somma delle percentuali non dà 100%). Genova è il porto più utilizzato per le esportazioni e le importazioni (è tra le prime due preferenze per il 61% delle imprese in export e 71 in import). Per quanto riguarda la destinazione dell’export via mare, il 37% delle imprese esporta nei Paesi europei, in modo particolare nel Regno Unito (13%), in Spagna (9%) e in Grecia (8%); il 34% nell’America del Nord (principalmente negli Stati Uniti); il 34% in Asia: Turchia (9%), India (7%), Cina (5%). L’11% sceglie l’Africa: Marocco (6%), Egitto (4%), Tunisia (2%).
L’Asia è tra i principali mercati di approvvigionamento via mare per il 61% delle imprese (66% nel 2022). Cina (26%) e India (25%) i mercati indicati da un maggior numero di imprese. Al secondo posto troviamo l’Africa (24%; in aumento rispetto alle precedenti edizioni), con Egitto (7%), Marocco (7%) e Tunisia (6%) tra i principali fornitori. I mercati europei vengono indicati dal 14% delle imprese: Spagna (6%) e Regno Unito (4%). L’America del Nord è utilizzato dall’11%.
Digitalizzazione strategica per gran parte delle imprese: Il 64% delle imprese intervistate ritiene la digitalizzazione “molto” o “moltissimo” importante per la propria supply chain (61% nella scorsa edizione) e tale percentuale arriva a coprire tutto il campione (99,8%) se aggiungiamo quelle che ritengono sia mediamente importante.
Digitalizzazione fondamentale per migliorare i processi e la qualità dei servizi offerti: A motivare principalmente gli investimenti in digitalizzazione sono “la possibilità di migliorare l’efficienza e presidiare tutte le fasi dei processi” (opzione scelta dal 49% delle imprese) e “la qualità dei propri servizi” (49%).
Tuttavia, gli investimenti in digitalizzazione restano limitati a specifiche aree aziendali: solo il 27% delle imprese adotta un approccio olistico, coinvolgendo tutte le aree dell’azienda e della supply chain. Il 54% sta investendo nella digitalizzazione di magazzino, il 32% in quella produttiva e il 27% in quella amministrativa/organizzativa.
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