Marittimi italiani bloccati al largo della Cina sulla nave MBA Giovanni di Michele Bottiglieri
Al largo del porto cinese Huanghua c’è una nave bulk carrier battente bandiera italiana che da mesi è bloccata senza poter scaricare il carico di carbone imbarcato né consentendo l’avvicendamento dell’equipaggio imbarcato in alcuni casi da oltre un anno. Il caso è stato sollevato sulle colonne del quotidiano Il Mattino di Napoli che riporta le […]
Al largo del porto cinese Huanghua c’è una nave bulk carrier battente bandiera italiana che da mesi è bloccata senza poter scaricare il carico di carbone imbarcato né consentendo l’avvicendamento dell’equipaggio imbarcato in alcuni casi da oltre un anno.
Il caso è stato sollevato sulle colonne del quotidiano Il Mattino di Napoli che riporta le parole di Giuseppe Pugliese, comandante della nave MBA Giovanni della società Michele Bottiglieri Armatore. Sulla nave sono imbarcati 19 marittimi, 6 dei quali sono italiani e gli altri filippini, tutti stremati per il periodo d’imbarco che è arrivato per alcuni quasi al triplo di quanto normalmente consentito in era pre-Covid. Quattro lavoratori sono a bordo da 14 mesi, 5 da oltre 12 mesi e il comandante (originario di Monte di Procida) da 11 mesi.
Dal 29 giugno scorso sono bloccati nel golfo di Bohai perché il carico di carbone imbarcato in Australia alcune settimane prima è finito al centro di una contesa internazionale tra Cina e Australia e non può essere scaricato in porto. Non è nemmeno possibile per la nave dirigersi altrove, Sud Corea, Hong Kong o Filippine ad esempio, perché il ricevitore ha già pagato la merce e quindi non consente alla MBA Giovanni di allontanarsi dalle acqua territoriali cinesi. A causa dell’emergenza Covid-19 la Cina è fra i paesi che non consentono l’avvicendamento degli equipaggi sulle navi e quindi anche un ormeggio temporaneo in banchina non risolverebbe il problema.
L’armatore Michele Bottiglieri e il suo staff hanno provato a mettersi in contato con la Farnesina e con l’Ambasciata d’Italia a Pechino e con quella cinese a Roma ma finora senza risultati utili. La speranza ora è che alzando l’attenzione mediatica su questa vicenda possa smuoversi qualcosa e un primo piccolo segnale d’attenzione è arrivato da un rappresentante del Consolato italiano a Pechino che ha assicurato assistenza in case di emergenze mediche o di altre urgenze.
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