Il VIDEO con i segni del bombardamento subìto dalla nave di Cosulich a Mariupol
La nave general cargo Tzarevna della società armatoriale Vulcania, parte del gruppo Fratelli Cosulich, negli ultimi giorni è salita agli onore delle cronache nazionali e internazionali per la volontà da parte del Governo di Donestsk di nazionalizzarla. L’imprenditore Augusto Cosulich lo definisce a tutti gli effetti un furto.
Su Youtube è stato caricato un video che mostra i segni dell’attacco subito lo scorso marzo dalle forze militari russe, le stesse che oggi vogliono impadronirsi del mezzo carico di bramme d’acciaio. Nel video si notano sia i fori provocati sul ponte di comando e sullo scafo dai proiettili sia un ampio squarcio sulla fiancata dello scafo per effetto di un bombardamento.
Bloccata dall’inizio del conflitto nel porto di Mariupol con il suo carico di 15 mila tonnellate di bramme di acciaio destinate al porto di Monfalcone, la nave Tzarevna battende bandiera maltese è, come detto, a rischio “nazionalizzazione” da parte della Repubblica del Donetsk.
“Siamo in attesa di capire che cosa succede. Tutti si stanno dando da fare, c’è un grande appoggio, ma per ora non ci sono novità” ha ripetutto Cosulich nelle scorse ore. “Hanno già portato via due navi da Mariupol, e il nuovo governo della Repubblica del Donetsk potrebbe nazionalizzare anche la nostra. E’ un furto legalizzato”.
Ricostruendo le ultime informazioni ricevute ha aggiunto: “Il nostro agente locale ci ha detto che qualcuno si è presentato a nome della Repubblica del Donetsk e avrebbe fatto un’offerta per acquistare la nostra nave, ma ad un valore ridicolo. Hanno fatto una minaccia, un ricatto, con una specie di offerta che non abbiamo neppure preso in considerazione. Questo è quello che sembrerebbe, poi in guerra non si capisce quello che è vero o no, è tutto da prendere con cautela. In ogni caso non le comprano le navi, le portano via”.
Il carico di bramme di acciaio è destinate al mercato italiano: “Una parte è destinata al nostro impianto siderurgico, la Tecnosider, dove produciamo 400 mila tonnellate di lamiere da treno ogni anno”. Il resto è per altri laminatoi in Italia.
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